La crisi, i sindacati e Pappagone

La crisi economica si acuisce e il governo colpisce. Ma ancora una volta a ricevere il fendente rimane solo il lavoro dipendente. E i sindacati, o quello che ne resta, cosa fanno?

C'è chi ha avallato sostanzialmente la manovra (la UGL e la CISL) e punta a portare piccoli correttivi in parlamento. C'è chi in preda alla schizofrenia concertativa (la UIL) afferma, per bocca del proprio segretario confederale, che la manovra è equa e poi lascia indire lo sciopero alle singole categorie per arginare la protesta. C'è chi proclama lo sciopero generale (la CGIL) che poi così generale non è, con durate e date diversificate a seconda di categorie e regioni. C'è chi (il sindacalismo autonomo) risponde con una manifestazione sotto il Parlamento e infine c'è chi come il sindacalismo di base (quasi tutto raccolto sotto la neonata sigla USB) canta vittoria per un solitario sciopero generale con il 15% di adesioni. E mille altre acronimi, sigle e siglette pronte a zappare il proprio orticello fatto di autoreferenzialità e di consensi sempre più limitati.

Sempre più somiglianti a quello sprovveduto e semianalfabeta Pappagone, personaggio televisivo degli anni '60, che durante l'irripetibile stagione sindacale che portò all'estensione dei diritti del mondo del lavoro e allo stesso statuto dei lavoratori, si poneva abitualmente la seguente domanda:
"Ma siamo vincoli o sparpagliati?"

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