Cavaliere resistente? Contrordine: inesistente!

Il 25 Aprile 1994, all'indomani del primo mandato da Presidente del Consiglio, fece celebrare messa privata per "tutti" i caduti, nella cappella privata della villa di Arcore.
Nel 1995 annunciò la partecipazione alla manifestazione per raccogliere solo le
contestazioni e gli insulti da sinistra e dall'ex (e ora rinnovato) alleato Umberto Bossi.
Negli anni successivi trascorse la giornata nella villa in Sardegna all'insegna del relax o dell'impegno lavorativo (a seconda che fosse all'opposizione o al governo).
Dal 2003 riprese a rinnovare l'ipotesi di una partecipazione, all'insegna dello slogan "una festa da cambiare", ma poi spedì altri
esponenti di governo a raccogliere fischi nella sua Milano, spesso copiosi come
capitò al ministro Pisanu nel 2005.

Il 24 Aprile 2008 addirittura tentò la boutade revisionista:
«Domani lavoro, lavoro e lavoro, considerandomi in debito con gli italiani che hanno deciso di liberarci dalle dittature che incombono sul nostro paese».
Ora ci riprova.
Provocato dall'opposizione annuncia una possibile partecipazione, sollevando inevitabili reazioni, per ridimensionarla subito dopo. In un generico omaggio a tutti i caduti (attraverso una cerimonia al Monumento al Milite Ignoto) e successiva ennesima passerella pro terremotati forse, in quel di Onna, sede nel 1944 di uno dei numerosissimi eccidi attuati da Nazisti e bande nere in quei ventuno mesi di guerra civile che cambiarono l'Italia, tra il 25 Luglio 1943 e il 25 Aprile 1945.
"Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l'esercito di Francia. Carlomagnodoveva passare in rivista i paladini. Già da più di tre ore erano li; faceva caldo; era un pomeriggio di prima estate, un po' coperto, nuvoloso; nelle armature si bolliva come in pentole tenute a fuoco lento. Non è detto che qualcuno in quell'immobile fila di cavalieri già non avesse perso i sensi o non si fosse assopito, ma l'armatura li reggeva impettiti in sella tutti a un modo. D'un tratto, tre squilli di tromba: le piume dei cimieri sussultarono nell'aria ferma come a uno sbuffo di vento, e tacque subito quella specie di mugghio marino che s'era sentito fin qui, ed era, si vede, un russare di guerrieri incupito dalle gole metalliche degli elmi. Finalmente ecco, lo scorsero che avanzava laggiù in fondo, Carlomagno, su un cavallo che pareva più grande del naturale, con la barba sul petto, le mani sul pomo della sella.
Regna e guerreggia, guerreggia e regna, dài e dài, pareva un po' invecchiato, dall'ultima volta che l'avevano visto quei guerrieri."
(da "Il Cavaliere inesistente" di Italo Calvino)

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