De Coubertain e il futuro con gli occhi a mandorla


Ora che il fuoco è spento e l'ultima bandiera ammainata, ora che tanti sorrisi dagli occhi a mandorla hanno vinto la loro sfida al Mondo, ora che gli sponsor addentano altrove...
Ora che tutto questo diventerà, sulla linea del tempo, solo il punto di demarcazione dello sdoganamento culturale di un quinto della popolazione mondiale.
Ora sappiamo che li ricorderemo questi Giochi cinesi, ma non per le architetture e le coreografie. E nemmeno per il dazio che ancora troppi pagano per i diritti fondamentali dell'uomo. Ma solo per lo sforzo collettivo di un popolo, che tra mille contraddizioni sta cercando e trovando un rapporto non subordinato con il resto dell'umanità.
Allora, quando il Tibet sarà un toponimo remoto come Abu Grahib e l'Himalaya somiglierà ai nostri occhi di più al Caucaso, leggeremo negli annali decoubertiniani dello strano anfibio Phelps, degli sprint dinoccolati di Bolt, la freccia col destino nel nome, o della (prima) volta del masai Wansiru sul traguardo che fu di Filippide. E sospireremo, ne sono certo.

foto di Roberto Brunetti - Nanchino, Cina

Poi finalmente affrancati dall'ossessione dell'inno, cercheremo indizi di azzurro orgoglio. E troveremo traccia di qualche successo di uomini e donne si, ma di nessuna squadra. Non di quelle miliardarie nè di quelle che aspettano con ansia le vetrine quadriennali.

Leggeremo allora di un medagliere che già "parafrasava" la spenta società di un paese vecchio, senza slanci.
Istantanea di una Italia individualista e senza coesione, incapace di aggregare energie e giunta così sulla soglia del "tutti contro tutti".
Sull'orlo del baratro.

Chissà se, ancora una volta, ci autoassolveremo, ripetendoci convinti che la colpa era stata tutta dell'arbitro...

Commenti

Anonimo ha detto…
Mah, Robè...
Quel poco che ho visto delle Olimpiadi mi è sembrato una messa in scena...
Si, vero: la Cina si propone come paese "come gli altri". E gli "altri" la mano e la odiano: è moderna e rampante, ma lo è troppo, talmente tanto moderna e rampante da esserlo troppo. Ogni tanto si versa qualche lacrimuccia sul Tibet, col Dalai Lama chè così nonnino simpatico. La partita vera si gioca su altri più prosaici tavoli.
L'Italia...? Guarda, non lo so: a me pure mi pare invecchiata, ma a volte mi viene il sospetto che sono invecchiato io... Forse è stato sempre così... chissa'...
Ciao Robbe'
roberto celani ha detto…
Ciao Giam,

in quello che dici c'è molto di vero. Anche se non penso che la vetrina cinese sia più falsa di altre che l'hanno preceduta.
Come tutte le vetrine vi si colloca la merce migliore. L'immondizia si nasconde sotto il tappeto buono.
Tutti sanno comunque che dovranno confrontarsi con quel miliardo e un tot di individui.
Ma a noi che non riusciamo a tenere nemmeno il passo della vecchia europa appare un gran pericolo. Invecchiato? Forse. Eppure mi sembra a volte di avere più slancio ideale di tanti giovani virgulti nostrani, sempre più proni al credo di un pragmatismo economicista che li (ci) macellerà...
Alla prossima
Ciao

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