Il cobra Riccò e il ciclismo Felice

Gli italici e miopi cronisti stravedevano per lui.

Invece i francesi avevano diffidato subito.
Era una questione di accento.

Di italiani poveri e vincenti, sui Pirenei e sulle Alpi, ne avevano conosciuti tanti.
Ma era una memoria in bianco e nero.
Ricordo di un ciclismo e di un ciclista Felice.

Poi avevano dovuto invece dimenticare le imprese, forse non sincere, di chi aveva portato sale di Romagna sulle vette transalpine.
Si sa, l'amante tradito è diffidente.

Eppoi era arrivato questo ragazzino senza storia, dal soprannome pieno di veleno, che mostrava al cielo spesso anche un ditino un po' presuntuoso.
E come se non bastasse c'era quell'accento finale che li spiazzava.
Lì un accento si pronunciava, ma non si scriveva.
Ecco, quella stonatura, quasi una parodia del gallico tifoso, li aveva resi diffidenti, pronti al rivelarsi del falso.


Poi medici, siringhe e gendarmi avevano fatto chiarezza.
Il dubbio era stato spazzato per tutti.
Non bastavano nè il veleno nè l'accento per fare di un ricco "cobra" il campione Riccò.

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