L'ultimo arrivato


E' infine arrivato il nuovo anno.

Tenero come il primo germoglio nella neve e indifeso come il più debole dei cuccioli lontano dal seno materno.
Come un bambino soldato o uno scugnizzo camorrista. Come le bambine dagli occhi a mandorla in attesa dei voli di piacere dei maschi nostrani.
Come i piccoli afgani con le anche vedove dei femori polverizzati dalle mine anti-uomo.
Come i neonati con l'AIDS nel cordone ombelicale.
Come i figli orfani di padri e madri bruciati, schiacciati o avvelenati nei luoghi di lavoro...
Sicuramente troppo debole per le speranze che facciamo gravare su di lui.
Aiutiamolo allora, giorno dopo giorno, a sollevarsi sotto quel peso opprimente.
Ripariamolo dai venti di guerra e da quelli della Borsa.
Dal brucare delle pecorelle smarrite da pastori di anime che calzano Prada, così come dalle fiamme di chi bestemmia la vita gridando allo specchio l'osceno ossimoro della guerra santa o della guerra preventiva.

E forse un solo chicco di grano basterà allora per sfamarci.

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